Già in parmeni di lei è più di una visione miticaÈ la forza costrittiva della nuova logica che limitaL'essere definito, finito, unico e fermoFuori dal tempo e quindi eternoDal lato autologiaL'essere è, non può non essereLa sua teoria, il fondamento della futura ontologiaNega con il tempo ogni mutamentoCome un'apparenza alla quale i sensi ci stanno trattenendoMentre per Eraclito la pluralitàÈ un divenire dominato dal logosE quindi tutto in umiltàFuoco per l'eternitàSi spegne, accende regolarmenteTra un opposto e l'altro divenienteNiente scappaNiente dipende dal fatto che in EraclitoValenza densa e mai astrattaMentre in Sofocle soffoca i personaggiI quali soffronoSenza scelta per i destini tragiciL'analisi diviene antropocentricaCome Gorgia che gioca con la sua logicaNegando l'impieta di ElenaVelenata dalla retoricaNon ha colpa la guerra di TroiaO la necessità storicaIl male volontario è la questioneChe anche Socrate poneE gli afferma che la conoscenza del benePurifica l'azioneChe chi fa del male non ha sceltaPoiché ignora la strada migliore ancoraLa morale potoreaPer la quale Aristotele, il professoreVede la necessità come un problemaInfatti se chi sbaglia non ha colpaNon avrebbe sceltaNel senso l'esistenza della penaNon risolse con il suo sistemaMentre Picuro fu il più battistaRinnego a NancheMa come ogni dogma che era attristaParlò di AtarastiaCome armonia selettivaSeguiva solo i piaceri fondamentaliCome asseriva nella sua lettera MeneceoMentre la corrente nata dal concetto di Logos era CliteoFu lo stoicismo fedele ad AnancheConvinto che il destino guidaChi lo accetta e trascina chi è riluttanteLa ragione è fonte di ogni soluzioneCome l'apatia e il dominio sopra ogni passioneSolo un uomo colse il carattereRegressivo della civiltàRitornando alla semplicitàCome un cane soddisfavo in pubblico le sue necessitàOltre le abitudini come la proprietàEgli più che parlare era una veritàDiogene il Socrate impazzito