Sono un coltore della vita,
vissuta senza equivoci.
E questa scelta, fissettata,
non ti salva di certo dagli alcolici.
Le tenerezze e le innocenze sono il cuore nero della civiltà,
come il buonismo dominante sui sani dolori di una volta.
Voglio tornare bambino,
lasciando agli altri l'ambizione,
la voglia pazza che è di dimostrare
che tutto sei tranne che un coglione.
Come se senza un conto in banca
Gesù non ti amasse ugualmente,
come se un bel corpo tra le mani non fosse un dono già importante.
Voglio essere me,
senza più fingere,
senza dire di sì per forza,
perché così vuole il re.
Voglio essere me,
con tanti e troppi perché bastardo quanto basta per sopravvivere.
Sento il bisogno irrefrenabile di criticare anche dove brilla l'oro,
e non me la sento di sgomitare per avere un buon lavoro.
Che poi se quando giri per le strade
la disperazione è l'unica amicizia,
e il sesso è l'ultima stazione dove
scendi prima di andare al diavolo.
Voglio essere me,
senza più fingere,
senza dire di sì per forza,
perché così vuole il re.
Voglio essere me,
con tanti e troppi perché bastardo quanto basta per sopravvivere.
Dimmi uomo,
che te ne fai della tua faccia,
se anche quando ti fai la barba non canti una cosa che ti piaccia.
Dimmi Dio,
se sono tutti così buoni,
resto allora io il più cattivo e mi trascino a fondo.
Voglio essere me,
senza più fingere,
senza dire di sì per forza,
perché così vuole il re.
Voglio essere me,
con tanti e