La ranocchia, saltellando,
allo stagno se ne andava.
Tra le canne il folto muschio,
l'acqua ferma,
l'aspettava.
Al riparo si teneva da quel fiume minaccioso che
sentiva forte e cubo come il rombo spaventoso.
Ma ecco all'improvviso il sole che s'oscura.
E cala un'ombra tetra che gli emette un po' paura.
A quel punto, sospettosa,
la rana si voltò.
Da qualche tempo già sentiva che qualcuno la seguiva.
Non appena la guardò,
la morte, calma, si intensiò.
Stai tranquilla, ranocchietta.
Che di crepà, non c'è mai fretta.
Non è ancora giunta l'ora di cambiare la tua dimora.
Ma dimmi un po'.
Hai mai pensato a quanto tutto questo vale?
Per ogni inizio
c'è una fine.
Ora sai che sei mortale.
Nella rana si spegnette dello stagno e al desiderio.
Quella vita che era un gioco si era fatta un
fatto serio.
Il ruggito del fiume che s'alzava dalla
costa tutto a un tratto glieseò come
fosse una proposta.
Un ultimo salto oltre la riva e la ranocchia,
tra i corchi,
lenta
spariva.