Che mistero, che mistero la musica, musica.
Veramente che mistero la musica.
Pensate,
noi che la viviamo così intensamente,
ma chiunque la vive intensamente,
dietro ogni canzone c'è un mistero.
Ma questa che vi stiamo per cantare è veramente misteriosa.
Pensate che è stata scritta nel 1921.
Non da lui, non da lui.
Però è stata scritta da uno qualsiasi,
non si ricorda neanche più il nome,
però era un povero disgraziato che suonava sulle navi
che portavano gli emigranti da Napoli all'America,
dalla Sicilia all'America.
Un pianista da navi, uno qualsiasi.
Non mi ricordo neanche il nome,
ma non si sa,
questo è incredibile.
Però in una sera di tempesta non poteva suonare,
c'aveva una roba così.
Gli è venuto in mente nella sua cabina di scrivere
questa canzone che qualcuno sentì la portò in Germania.
Ma qualcuno invece,
più importante,
la portò in America.
E lì successe il fatto.
La sentì Bing Crosby,
uno dei più grandi cantanti della storia della musica,
la incise e fece successo.
Poi dopo di lui Nat King Cole.
Poi dopo Nat King Cole addirittura la incise Thelonious Monk,
il più grande jazzista di tutti i tempi.
E poi Van Halen,
e poi Louis Spring,
e poi insomma diventò un successo assoluto.
Allora,
riascoltando il vecchio disco di Thelonious Monk,
una mattina,
tempo fa,
telefonai a Francesco,
e lì il mistero.
E per telefono facciamo un po' io,
un po' lui,
il testo di questa canzone.
E qua sta il mistero.
Pensate che,
tra l'altro,
la canzone,
e non è un titolo riferito a nessuno di noi,
ha un titolo appropriatissimo.
Si chiama Gigolo.
Cazzo di bufa.
Solo un gigolo,
un pupazzo nella neve,
in mezzo a un campo nella notte,
un passero su un filo di un pensiero che si siede,
un pesce innamorato della rete,
un cane, un immigrato, un nome mai chiamato,
seduto sul portone della chiesa.
Cosa fai?
Dove vai?
Io sono sempre stato qua, nel cono della notte.
Solo un gigolo,
un triste gigolo,
che canta,
o un fiore in una scarpa,
un vecchio sulla strada,
la mano sulla spada,
negli occhi, un cielo, una finestra.
Un alter ego,
uno mai nato,
un po' dimenticato,
sdraiato,
con la luna sopra il naso.
Cosa fai?
Come fai?
Volare fino là,
nel cono della notte.
I love you baby.
I love you baby.
Solo un gigolo,
un matto di lion,
tra i passi tristi della gente,
sul treno sono un cuore,
che mischia il suo dolore,
nell'acqua buia della notte.
Valla Gigolo,
grande Gigolo,
principe del marciapiede,
è l'occhio che ci sta, è l'occhio che gli va,
e il trucco c'è, però si vede.
Gigo Gigolo,
Gigo Gigola,
la notte passa e il tempo vola,
e canta che ti basta,
basta che ti va,
la vita passa e fa la ola.
Gigo Gigola,
Gigo Gigolo,
la notte è una carezza sola,
e il cuore è incapretato,
di un uomo innamorato,
però,
però che batte ancora.
I love you baby.
I love you baby.
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