Certi giorni non ti riconosci.
Metti un veto ai tuoi desideri.
Prendi un velo sopra gli occhi.
Stanchi di guardare.
Certi giorni scordi l'importanza di sentire.
Certi giorni è meglio se non scrivi,
se non pensi a raffica nel nulla.
Troppi spifferi insoluti sono il tuo veleno.
Portati sull'uscio, guarda, c'è l'arcobaleno.
L'alba dentro le tue sere.
Porta aperta all'interno.
Cura i rami che hai tagliato.
Segui il fiut, dagli fiato.
Legno e fuoco per l'inverno.
Fiori rossi in un quaderno.
E la bianca nebbia e i suoi colori.
Piano,
harmonica e pianura.
Fuochi ardenti e rabbia nel mio mare insanguinato.
Certi giorni scordi la fortuna d'esser nato.
Certi giorni è meglio se germogli.
Polline da miele sul tostello.
La memoria va da ogni radice a un solo cielo.
Portati sull'uscio, guarda, c'è l'arcobaleno.
L'alba dentro le tue sere.
Porta aperta all'interno.
Cerca i passi che hai perduto.
Torna il cuore,
è il tuo aiuto.
Uva rara,
izzi pippo.
Foglie verdi nel tuo libro.
Nomaggi a un concerto naturale.
Oh, sta com'è, c'è un'doma sul ner.
E' come un vestito sartoriale.
Vamo là, Beppe!
Arrivo!
Nomadi è un concerto naturale.
E lamenta amor così di un fiore.
E' come un vestito sartoriale.
Musica è la vita.
Sei l'autore.
Eravamo i Monelli.
E soffia ancora un vento di frontiere chiuse.
La balera emiliana smorzava le tragedie del mondo.
Con suonatori e danze,
stretti nell'abbraccio di un sorriso.
Se Dio muore per tre giorni e poi risorge.
Perché re del mondo non produce pace primavera.
Sarcorde sarà per sempre.
Come quando spunta l'alba che puntuale arriva a rimandar la sera.