Ricordo le tue ultime parole,
aspetta
che sboccino le viole.
Febbraio è troppo triste e fuori piove,
te la darò di marzo,
il giorno nove.
A l'otto fu quel giorno buio e tetro, lo virus,
lo virus, lo vaccino e lo uccido in casa,
che il presidente disse almeno un metro.
Da allora aspetto in vano in questa stanza,
due cose stringo in mano,
una è la speranza.
Arriverà l'immunità di Grece,
sui monti e sulle spiacce,
la pecora più bella sarai
tu,
amore mio.
Vedrai tutto andrà bene
e l'ultimo tampone sarò io per te.
La quarantena sai è come il veneto,
spegne i focolai piccoli ma può accenderne di grandi,
come quello che arde nel mio cuore,
lui non resta a casa,
il mio cuore va per le strade,
scavalca muri,
varca portoni,
perché anche un cuore si rompe i venti.
Arriverà l'immunità di Grece,
sui monti e sulle spiacce,
la pecora più bella sarai
tu, amore mio.
Tu dimmi solo dove
ti porto un 19,
che Covid non è.