A volte mi sento come se fossi
perso nei miei stessi boschi,
con gli occhi so' chiusi,
il vuoto,
e poi ridischiusi il fuoco.
Fermo sul sedile,
non mi muovo,
la tempia pulsa,
sangue aritroso,
quando ho la voglia di fare mi posto in posti
che non ho la forza di raggiungere a morsi.
Distorsi ho braccia lunghe e sottili,
protese verso dei clini intrisi,
intristiti sugli incisivi,
si sfila saliva come vestiti,
gli sguardi miei attoniti su orizzonti poco comodi,
le mie dita non trovano il modo di
muoversi,
come dire mobilizzati,
incolate al volante volente o non lente,
niente dell'autoparte
integrante,
oltre il vetro un verme inerme striscia lentamente e non curante,
parte una
pioggia leggera,
la sera cala per intesa,
la piazzola di Sost ancora piena mi ospita
per questa ultima cena.
Il grausimo ci se trova, il grausimo,
guardo sa si pila nell'aria rarefatta,
scocco le dita ed i piedi nella scarpa,
distingo il peso dell'ossigeno da quello dei gas,
il vento dal finestrino mi raffredda la fata,
silenzio oltre il gardrei,
mentre lego dei pensieri miei,
la pace mi sorveglia dormendo,
mentre la guerra mi preme
sullo sterno.
Sterzo improvviso,
prima,
parto spedito,
rompo il castigo,
seconda,
chiudo il mio libro,
coro sull'asfalto inumidito stringendo l'obiettivo,
terza,
la strada vaccilla,
quarta,
la luna
scintilla,
ma guarda,
mi guarda,
curiosa della spinta,
la copre una nuvola nera carica di
tuoni,
stri,
la quinta,
la ruota si attizza,
la luce mi invidia,
la terra striscia,
il tempo
mi umilia,
il tempo mi invoglia,
la pioggia è fitta,
la pioggia è nemica,
ma mi guida,
la strada deserta non si rallenta,
pedale a manetta,
fanali saetta,
anche se mi schianto
non basta il rumore se nessuno ascolta come una canzone.
Il tempo scorre e tu non puoi fermarlo, no,
il tempo corre e tu non puoi toccarlo, no,
il tempo è stronzo e tu non puoi cambiarlo,
no,
il tempo uccide e tu non puoi mangiarlo,
no,
il tempo scorre e tu non puoi fermarlo,
no, il tempo scorre e tu non puoi fermarlo,
no,