mio caro carissimo amico
con il quale abbiamo scritto tante canzoni insieme della mia
sì,
subito dopo la mia adolescenza,
la mia gioventù insomma,
allora quasi la maturità,
ma non c'ho mai avuto la maturità quindi è uguale.
Abbiamo scritto tante canzoni insieme per gli altri
perché lui era uno straordinario,
allora paroliere,
c'era questa brutta parola che andava in giro,
invece lui scriveva delle cose veramente bellissime.
Abbiamo scritto molte cose insieme per altri e
tantissime cose nel mio dialetto,
io sono romano lo sapete e quindi sto parlando quindi del
romanesco,
ho scritto delle cose in dialetto romesco,
tante,
alcune sono state veramente dei
grandissimi successi,
una in particolare questa che facciamo
adesso perché segnò anche l'inizio
di una nuova carriera, anche in questo caso,
Falco Califano era il direttore artistico
di questa piccola etichetta diretta da Eduardo e Vianello,
Vianello aveva sotto contratto me,
Renato Zero,
Califano,
una cosa incredibile,
ma nel nostro ambiente queste cose sono all'ordine
del giorno,
a dirle sembrano incredibili invece
poi sono cose che accadono davvero.
Allora scriviamo
un sacco di cose per loro,
in dialetto romesco e poi scriviamo anche questa,
lui cominciò a cantare
alla Club 84 qui a Roma e aveva un grandissimo successo,
allora sapete che era un bellissimo
ragazzo,
un bellissimo uomo,
pieno di collane d'oro,
cose facende così,
molto carico e una
volta aveva detto esattamente così,
io sono bello, sono figo,
sono ricco, cosa faccio?
Io mi metto a cantare,
come metto a cantare?
Mentre mi fai,
ma che mi frega,
faccio il sacco,
insomma cominciò a cantare,
la
canzone con la quale tutti si sono...
è stata questa, cosa che adesso noi avevamo
scritto evidentemente per Vianello,
ma lui la fece propria,
è fatto bene,
anche per mia
fortuna,
e poi la sua,
l'ha fatta propria e ha cominciato con questa qui,
figlio mio.