Tra le mie labbra secche e queste corde morte,
le unghie masticate,
le scarpe sporche,
la
luce fastidiosa,
il letto da rifare,
io rimango ad ascoltarti in piedi.
Che tanto lo so già cosa vuoi dire,
per ora non son pronto per capire.
La rabbia che non passa,
una giornata vuota,
l'amore immaginato,
il freddo che ritorna,
il pranzo di Natale,
la voglia di pensione,
io rimango ad ascoltarti in piedi.
Che tanto lo so già cosa vuoi dire,
che ancora non son pronto per capire.
Io non accetterò il nero che massale certe sere,
no,
scendendo per le scale mi ricorderò
la voce che mi insegnava a non mentire,
a tornare a casa prima per lasciarti dormire.
La maglia da stirare,
lo schiaffo sulla faccia,
l'abbraccio che ho scartato,
l'esame che ho saldato,
il filo che non seguo,
mentre stai grirando io rimango ad ascoltarti in piedi.
Che tanto lo so già cosa vuoi dire,
son troppo impulsivo per capire.
Io non accetterò il nero che massale certe sere,
no,
scendendo per le scale mi ricorderò
la voce che mi insegnava a non mentire,
a tornare a casa prima per lasciarti dormire.
La foto di tuo padre appesa alla parete,
la fisso di nascosto,
mi metto al tuo posto e
non capisco bene il bene che ci vuole a chiamare
il proprio figlio con quello stesso nome.
Che in fondo ascolto sempre cosa mi vuoi dire,
che ancora non so pronto per partire.