Macchine che sfrecciano sulle autostrade,
ghiaccio sull'asfalto ed un freddo polare
riempiono questo inverno.
Le luci di Natale ancora appese
ci fanno sognare anche solo per un mese
una felicità anormale,
una felicità che non riusciamo neanche a immaginare.
E alla radio non fanno che continuare a riempirci
di programmi che ci spiegano come ci dobbiamo
comportare,
chi dobbiamo frequentare,
la dieta da seguire per fare un figurone eccezionale.
Da Miretta finirà, finirà,
che dovremo pagare
anche per farci ascoltare
questo mondo che corre in fretta,
in questo mondo che non ci aspetta,
ma che continua a navigare in questo mare di imbecillità.
Verso casa vorrei tornare,
ma c'è qualcosa che mi trattiene lungo questo viale deserto.
A terra dietro l'angolo c'è un barbone,
infreddolito e avvolto nel suo cartone,
mi sento d'improvviso,
meno solo nella mia infelicità.
E
mi chiedo se un giorno finirà l'opportunismo
mischiato alla falsità di chi sorride e non
è mai contro,
vendendocelo come buon esempio,
mentre la radio ci martella e ci fa ingoiare
quegli stupidi programmi che ci spiegano come ci dobbiamo insultare,
chi dobbiamo perdonare,
il trucco per reagire dopo l'ennesimo errore colossale.
Da Miretta finirà,
finirà,
che dovremo pagare
anche per farci ascoltare
questo mondo che corre in fretta,
in questo mondo che non ci aspetta,
ma che continua a
navigare in questo mare di imbecillità.
Dimmelo tu,
tu che sei qui davanti a me e
reggi i fondi di caffè,
aiutami tu,
anche se in fondo già lo so che quando da qui uscirò
dovrò pagare solo per farmi ascoltare di
questo mondo che corre in fretta, in questo
mondo che non mi aspetta,
ma che continua a navigare in questo mare di imbecillità.
Noi dovremmo pagare anche una quota per sapere
che cosa è giusta e cos'è spagliato e poi
chi ce l'ha raccontato,
anche se in fondo continuiamo a dire che importanza ha,
che
importanza ha,
che importanza ha.