Lời đăng bởi: 86_15635588878_1671185229650
Albi siamo liberati per netta gentil da quel scioccone, che ridì il mio benzo magulito.
Signore, il mio marito?
Chi? Colui?
Il parcavore stuo, un nobile cavaliere, all'io mi pongo.
Posso soffrire che quel visetto d'oro, quel viso inzufferato, da un bifolcaccio vinsi e strapazzato.
Ma signor, io gli dico il pesano da sposarlo.
Vole non male un zero, voi non siete fatta per essere paesana, un'altra sorde vi procuro in quelli occhi briconcelli,
quelle abbranti si belli, quelle di tucciaconti deodorose.
Parmi toccar giuntata, me fiuto rose.
Ah, non vorrei.
Non vorreste?
Al fin in campate restat, io soperaro con le donne e voi altri cavalieri. Siete onesti e sinceri.
E' un'impostura della gente plebea, la nobiltà ripinta negli occhi in onestà.
E su non perdiam tempo in questo istante, io ti voglio.
Sposar.
Voi?
Certo io.
Quel casinetto e mio, soli saremo.
E la gioiello mio, ci sposeremo.